"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

domenica 14 ottobre 2007

"Vedere" la Bellezza

La Bellezza è una qualità delle cose percepite che suscitano sensazioni piacevoli che attribuiamo a concetti, oggetti, animali o persone nell'universo osservato, che si sente istantaneamente durante l'esperienza, che si sviluppa spontaneamente e tende a collegarsi ad un contenuto emozionale positivo, in seguito ad un rapido paragone effettuato consciamente od inconsciamente, con un canone di riferimento interiore che può essere innato oppure acquisito per istruzione o per consuetudine sociale.

Nel suo senso più profondo, la Bellezza genera un senso di riflessione benevola sul significato della propria esistenza dentro il mondo naturale.

Questa è la definizione di Bellezza secondo Wikipedia.

Ci sono persone che vedono la luce, altre che sentono le voci, altre ancora che parlano con il diavolo. Questi individui sono generalmente definiti "disturbati", "spostati", "pazzi". Io non ho visto la luce, non ho udito voci, tantomeno mi sono intrattenuto a conversare con il diavolo.

Ieri pomeriggio io ho "visto" la Bellezza.

Era fragile, anzi no, delicatissima, lacrimevole, produceva disorientamento e vertigine, al pari della Sindrome di Stendhal.
La Sindrome di Stendhal, è il nome di una presunta affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusioni e anche allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se sono compresse in spazi limitati.

La Bellezza che ho visto io aveva le sembianze di una persona già vista molte volte in precedenza ma mai e dico mai prima di ieri mi ero accorto di tutta questa Bellezza. Non era di natura estetica o meglio non corrispondeva ai canoni di consuetudine sociale, non si trattava di bello contrapposto al brutto nè di buono contro cattivo, non era amore contro odio, la sua definizione trascendeva il mio già limitato vocabolario, il pensiero cercava di tradurla ma lei sembrava non averne necessità.

La cosa ancora più incredibile è che quella persona non capiva quanto io le stessi dicendo, non lo capiva perchè in quel momento era intenta ad esprimere, suo malgrado, tutta questa Bellezza. La esprimeva, quindi, in maniera passiva, senza però subirla... no, semplicemente la Bellezza si era impossessata del suo corpo, del suo viso e in modalità completamente autonoma, viveva di vita propria.

La prima cosa alla quale ho pensato non è stata "la voglio" ma "voglio appartenere a lei".
Ho cercato sui testi di estetica una definizione, desideravo razionalizzare questa esperienza; niente da fare nè Platone, nè Kant, nemmeno Umberto Eco e il suo testo sulla storia della bellezza ha soddisfatto la mia ricerca di una definizione che per lo meno si avvicinasse a quanto avevo visto.

Una "visione/sensazione" totalmente autentica, un evento mai percepito prima, non esagero nel dirlo, stento io stesso a crederlo...
Stordimento... questa è ciò che ho provato e che ancora adesso non si è placato. Gli amici più intimi penseranno che se già prima Giovanni era "stonato" adesso "lo abbiamo perso per sempre". No. Non mi avete perso. Ci sono e ho piena consapevolezza.

Non so se avrò occasione di "vedere" ancora quella incantevole "visione/sensazione" (la chiamo così per farmi capire ma non sono sicuro che lo sia), ma il ricordo è ancora molto forte e assumendo la forma del vissuto mi accompagnerà per molto... molto tempo...

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