Ieri mattina ho telefonato a Martha (si anche le streghe usano il telefono) per salutarla e per dirle che ci sarebbe stata una visione del documentario a Milano. Andrò a trovarla presto per fare insieme una delle ultime passeggiate sui sentieri dello Sciliar prima che l'inverno si presenti ieratico a reclamare il suo dominio sull'Alpe.

Ieri sera la visione è andata bene, sono contento che il doc sia arrivato anche a Milano e ringrazio ancora tanto gli amici che sono intervenuti. Stamane un'amica mi ha scritto una mail molto bella anzi no, bellissima: parla di un viaggio, quello che si fa nella propria coscienza fino a toccare le pareti della follia, un viaggio controcorrente, contro l'Io, contro tutti.
Dolore e fatica, tempo e lontananza. Per conoscersi e quindi individuarsi, bisogna percorrere sentieri stretti a strapiombo, la fretta diventa un lusso inaccessibile, il cammino lo si deve affrontare con lentezza, oltrepassando i limiti del disagio.

Alla mia amica ho scritto che Martha non ha provato dolore, lo ha vissuto. Martha non ha subito l'onta della fatica perchè l'ha trasformata in forza dirompente e delicata come solo una donna sa gestire.
Ogni volta che rischio di stare male penso a Martha, alle sue parole, alla sua "direttezza", a quando strappa gli aghi dei pini per mangiarli, a quando cammina per ore col suo passo deciso, concentrata sul suo respiro, allo sguardo e al gesto del suo braccio quando stende i colori sulla tela. Penso al suo viso attraverso le fiamme di quel fuoco che lei ha voluto celebrare con la danza del corpo.

2 commenti:
Da donna non ho avuto bisogno di spiegazioni sul concetto di Strega. Questo termine è passato quasi in secondo piano rispetto a una vita raccontata con la purezza e la "direttezza" che possiede solo chi ha conosciuto l'inferno dentro. Martha è così piena perché ci è passata. E' così forte perché ne è uscita. E' così in equilibrio da danzare attorno al fuoco, perché sa e accetta che da un momento all'altro può caderci dentro. Martha è una donna normale e la sua è una storia normale. Per questo l'ho amata. Ci ho visto un pezzo di tutte le donne "belle" che conosco. Semplicemente la sua storia è collocata in un mondo anormale deformato dalle paure. Quello che mi convince di lei è che non si è ritirata. Niente fughe, solo pause. In quel mondo fatto di costumi e funzioni ci scende ogni giorno, lavorando al super. La sfida è lì, e lei ha vinto. Grazie per la saggezza di chi sa che la ricerca delle strade sicure porta sicuramente al nulla.
Mi ha colpito molto quando mi hai detto e poi scritto che Martha è una donna normale e la sua è una storia normale, mi ha mosso delle riflessioni, hai ragione tu, in tutto...
Grazie
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