"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

martedì 17 aprile 2007

La leggenda dei monti naviganti

Sono rientrato da un piccolo viaggio. Come sempre la nostalgia per i luoghi che ho visitato si fa sentire appena apro la porta di casa. Mi sono da tempo rassegnato a questa condizione di "wanderer" che apprezza sempre dopo, quello che ha visto, sentito, toccato e assaggiato.
In questo viaggio ho incontrato la storia di Vida, la più zingara delle Alpi. "Fu importata dalla Slovenia con altri cugini per ripopolare i parchi del Trentino, appena sbarcata nel nuovo territorio fece il diavolo a quattro, beffò tutti, anche i radar dei guardiacaccia, passò l'Adige a nuoto, sfiorò il confine austriaco, attraversò indenne la più trafficata direttrice delle Alpi, scorrazzò dai boschi della Pusteria alle crode delle Dolomiti bellunesi. A quel punto dopo aver riempito le pagine dei giornali italiani più di una principessa polacca e alimentato la leggenda di un solo ritorno alle natie foreste dell'Est, piegò ad occidente contro ogni aspettativa degli umani, girò per migliaia di chilometri fino ad incontrare, all'1.15 di un mattino di primavera, all'altezza di Ora, gli abbaglianti del signor Michael Funes M., anni cinquanta, passaporto tedesco, in viaggio verso l'Austria con la sua Mercedes. Fu roba di un attimo: il botto, la frattura, il bip del collare-spia che si spegneva sul display facendo scattare i soccorsi . Poi l'anestesia, la fasciatura, il rilascio semisegreto in una valle ad ovest dell'Adamello.
Tutti gli spostamenti di Vida testimoniano un'incontenibile voglia di libertà e una ribellione contro le barriere degli uomini. La sua fuga è durata quattro mesi, in maggio, appena liberata sul Brenta, eccola già che naviga per sei-settecento chilometri in una sola settimana. Dorme di giorno, si muove di notte, passa la Val Venosta, la Passiria, l'Isarco, l'autostrada del Brennero, la Pusteria. Fruga nei masi della Val Gardena, valica il Piz Boè, sfiora Cortina. Poi una sosta di due mesi sui monti di Agordo lascia pensare ad una sistemazione definitiva. Così non è. Vida riparte, di nuovo veloce come il vento: traversa le Pale di San Martino, valica il Passo Rolle, scende su Predazzo, é segnalata in pieno centro a Castello di Fiemme. Nessuno sa dire se Vida di color del mogano abbia errato tanto per scappare, per tornare, o solo per la straordinaria curiosità che contraddistingue la specie... Forse la scelta nomade è solo ribellione. L'orso è un animale "culturale": deve esplorare il terreno, prima di scegliere dove insediarsi. Se lo forzi, può avere reazioni strane, e poi la bestiaccia bruna è un gran predatore... il cibo, la madre gli ha insegnato a prenderselo, non a riceverlo da altri. Così, se ad un orso dai del cibo, può capitare che ai suoi occhi tu sia solo un pezzo della confezione che lo racchiude. La carta della caramella."
In ogni viaggio mi porto sempre un libro appresso, viaggio poco quindi leggo poco ma quel poco mi fa incontrare autori magici come Paolo Rumiz, triestino editorialista di Repubblica ed esperto del tema delle identità e delle Heimat (D. cazzo vuol dire? R. letteralmente patria, in senso più ampio "appartenenza").
Il suo ultimo libro "La leggenda dei monti naviganti" è un romanzo saggio, un road movie della parola: 339 pagine. Un viaggio di 7000 km lungo la schiena delle Alpi e degli Appennini da Fiume a Capo Sud, il punto più meridionale del nostro Paese.
Scrive Rumiz: "ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: il viaggio è diventato epifania di un Italia vitale e segreta."
E ancora: "ho scritto con meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e con rabbia per il potere che lo ignora."
Andate in libreria e aprite il libro: dopo il titolo e la dedica, troverete una mappa dell'Italia ricoperta da migliaia di minuscole scritte, linee e piccoli cerchi: sono gli appunti di Rumiz, personaggi, luoghi e riflessioni: sublime...



1 commento:

Anonimo ha detto...

ok, mi hai convinto, lo leggo