"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

giovedì 30 ottobre 2008

Milano vs documentarista

La proiezione di Martha a Los Angeles è andata benissimo non c'è dubbio. 200 persone in sala, molte domande del pubblico al Q&A, l'interessamento dell'IDA (International Documentary Association) per una distribuzione negli States. Bello. Ma quanto cazzo mi è costata quest'avventura?
Viaggio e alloggio nemmeno tanto, lo shopping è stato devastante, aver trovato le All Stars a 30 dollari ha aperto scenari inquetanti per il mio portafoglio.

Comunque non è di questo che voglio scrivere ma piuttosto di quanto ho speso a Milano per fare una copia Betacam del mio film in NTSC (lo standard americano) per la proiezione di L.A.
Tecnicamente si tratta di infilare una cassetta in un costoso riproduttore DigiBetacam PAL e ottenere una copia appunto in NTSC. Durata dell'operazione: 50 minuti, costo: 250 euro iva inclusa. Ladri.

Il lavoro di un documentarista a Milano offre molte trappole. Se vai in una postproduzione per farti fare una copia del tuo lavoro, o hai un caro amico che te la fa gratis oppure ti fai fottere dai predoni. Quando la tipetta di Transfert Complete (cito il nome per mettere in guardia altri dal caderci) mi ha mostrato la fattura, ho deglutito la gomma che stavo masticando, poggiato sul tavolo 5 pezzi da 50 biglietti di moneta europea e mi son permesso di dirle - forse dovreste fare due listini, uno per le agenzie di pubblicità e le grosse produzioni ed uno per i poveri filmmaker che spendono parte del loro patrimonio per realizzare opere che tra le altre cose faticano a rientrare dai costi.
Ho aggiunto anche - a Roma mi avrebbero chiesto molto meno.

Come parlare ad un muro (o ad un mulo?) La sua risposta è stata - eh sa a Milano il costo della vita è più alto e poi le macchine che utilizziamo noi sono molto costose perchè all'avanguardia con la tecnologia.
Bene - dico io - ma so che i ricarichi sono sempre molto alti quindi perchè sfruttare il povero documentarista quando è possibile farlo con le grosse produzioni?

Niente, non capiva il pensiero, nè lei nè il suo capo che ha anche mostrato un sinistro nervosismo nel sostenere la tesi dell'avanguardia delle sue macchine. Ormai era una questione di principio, mi sono messo a spiegare meglio cosa intendevo con listino agevolato ma lui ha perso la pazienza e decisamente stizzito ha chiosato la conversazione prendendola sul personale.
Li ho capito che stavamo parlando due lingue diverse, si trattava di uno scontro tra due culture, la mia e la sua che è poi una logica: a Milano si fa la Pubblicità percio' vale il principio che quando ogni tanto passa un documentarista o un giovane filmmaker con il suo corto non si fanno differenze, si specula. Allora ho chiuso la porta dietro di me facendo in modo che si capisse il mio "vai a cagare deficiente!", un modo poco elegante lo so ma mi aiuta a sciogliere la frustrazione.

Qualche tempo prima avevo chiesto un preventivo presso un'altra grossa società milanese (Square) per un riversamento (telecinema) di 6 ore da pellicola 16mm a digitale: 5.000 euro + Iva.

Intanto Docit, l'associazione documentaristi italiani alla quale sono iscritto perde tempo a litigare, non capendo che dovrebbe lavorare (battagliare è il termine più corretto) per creare , ad esempio, una rete di convenzioni per i suoi soci sparsa in tutto il Paese. No, si sfanculano da mesi tra loro.

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