"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

venerdì 2 novembre 2007

Capire la giusta distanza

Ieri sono tornato a rivedere "la giusta distanza", la seconda visione mi ha ancora più attirato in un maelstrom di emozioni. "Che storia banale" diceva una signora seduta davanti a me prima di frantumarsi il cranio su un gradino all'uscita dal cinema. Magari.

E' un film "puro" ha detto la persona seduta al mio fianco, si lo è.

Ma il regista, Carlo Mazzacurati, è puro anche lui? Questa la sua bio.
Nato a Padova il 2 marzo del 1956 da famiglia borghese, Mazzacurati s'appassiona al cinema sin dal liceo e tenta d'iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia per ben tre volte, sempre senza successo. A Bologna frequenta senza grandi risultati il DAMS. Ricevuta una piccola eredità, decide d'investirla in un cortometraggio, "Vagabondi" (1979), che segna il suo esordio nel cinema. A Roma lavora per la televisione, conosce gente del mestiere, debutta nel 1987 con il lungometraggio "Notte italiana". Etc.
Uno che si fa il culo per fare cinema non puo' non essere puro... ed io adesso voglio lavorare con lui.

Dicono che la macchina per pensare sia il documentario mentre il cinema pare sia una macchina per vedere; tutto vero ma il cinema, un certo cinema, muove sempre alla riflessione e questo film mi ha mosso...

Mi ha fatto capire che la misura della giusta distanza non serve solo a porre un distacco tra gli individui e le cose, serve a conoscere quelle cose, quelle persone e quando conosci allora puoi scegliere con chi stare...


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