"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

giovedì 25 ottobre 2007

Il saggezza dell'amico

Il mio caro amico Davide ha 32 anni. Di lui ho già scritto ma mai abbastanza. Avere un amico come lui significa essere molto fortunati, privilegiati. Quante volte ci capita di innamorarci veramente nella nostra vita? Una, forse due, forse nessuna. Ecco, incontrare sulla propria strada un amico come Davide ti puo' capitare una volta se sei davvero fortunato, altrimenti puoi passare tutta la tua vita senza incontrarlo mai.

Rispetto a me è più giovane di 5 anni. Rispetto a me lui è più saggio.

Non è una questione di esperienze o di intelligenza, entrambi siamo intelligenti, abbiamo fatto esperienze diverse e non paragonabili tra loro, proveniamo da contesti culturali simili ma con alcune differenze di specie. No, la sua saggezza deriva dal suo carattere.

Davide è portato alla riflessione, pondera le situazioni, non nel dettaglio ma nell'insieme, ha una visione delle cose. Ha una Weltanschauung.
La sua calma e la sua tranquillità sono opera di un lavoro interiore svolto in passato. Per intenderci: Davide era uno che spaccava la faccia a chiunque gli si parava davanti, girano leggende sui suoi trascorsi di picchiatore a scuola. Ora non picchia più, è una persona straordinaria nella sua sensibilità e integrità morale. Ho conosciuto il suo percorso, me lo ha raccontato sei anni fa e io so che adesso Davide è figlio del suo cammino.

Io non ho mai menato nessuno, ahimè esperienza che mi manca far volare nasi in aria, ciò nonostante sono portato all'azione, o meglio, all'incursione. Fatico ad aspettare, sono impaziente, mi batte il cuore quando sono colto dall'impeto. Valuto le situazioni, le osservo da più punti di vista ma agisco spesso prevaricando il pensiero. Non è corretto dire che agisco d'istinto perchè le mie azioni sono il risultato di una serie di pensieri dai quali ne scaturisce sempre uno dominante che alla ragione preferisce il sentimento e non l'istinto.

Si, credo di agire spesso mosso dal sentimento, dall'emotività, volgarmente intesa, dalla passione. Nulla di negativo di per sè ma agire con passione provoca shock temporanei mentre agire con "ratio" conduce a scelte responsabili.

Per sedare il "pensiero sentimentale" o altrimenti "incursione passionale", devo spingermi in fondo alle situazioni, agire "passionalmente" per ottenere il passaporto della ragione.

Tutto questo per dire che Davide, nei giorni scorsi, mi ha detto due frasi che mi stanno facendo riflettere molto:

la prima è che "smantellare è più facile che ricostruire"

la seconda è che "noi siamo quello che facciamo e mai quello che diciamo"

Quest' ultima rivela una verità totale, assoluta: possiamo raccontare tante belle cose e nelle forme più creative ma ciò che conta per chi ci guarda, è come ci comportiamo; ancora una volta sono i fatti e non le opinioni che tracciano l'anima e il carattere di un individuo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo in assoluto con davide sulla prima frase: costruire è una fatica immane, perché "costruire" implica anche "mantenere" quello che hai costruito, siano rapporti sentimentali o famiglie, amici o impieghi, equilibri morali o mentale.
In particolare è difficile "mantenere" quando devi dare il massimo e non ricevi molto, o quasi nulla, cioè quando cerchi di tappare tutto come se la vita fosse un colabrodo e lo fai in cima a una scala senza protezioni: allora è durissima.
Se ti lasci andare, tutto crolla. Se rinunci, tutto crolla. E smantellare, certe volte, non suona nemmeno così male. Magari è una liberazione.
Sulla seconda frase mi prendo un attimo di ulteriore riflessione per esprimermi: forse non ce ne sarebbe bisogno se fossi felice di quello che faccio, in generale.

John Squids ha detto...

Leggere Gab che commenta un post su Davide mi procura una gioia così intima da rendermi sazio di affetti

Anonimo ha detto...

caro gab, non c'è dubbio che possa essere (non solo suonare come) una liberazione.
Se in un rapporto "devi dare il massimo e non ricevi molto, o quasi nulla, cioè quando cerchi di tappare tutto come se la vita fosse un colabrodo e lo fai in cima a una scala senza protezioni" per come la vedo io...non solo è durissima, ma significa che qualcuno, l'altro del rapporto, ha già "smantellato".
In quelle situazioni capita di realizzare, a volte con un ritardo semplicemente doloroso, altre, sfortunatamente, con uno rovinoso, di tenere in piedi tutto da soli.

Tempo fa mi imbattei in una poesia di Salinas, che dice:

"E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze,
quella solitudine immensa
d'amarti solo io."

Inizialmente la trovai molto romantica, poi sempre meno, finchè un giorno rileggendola...

...io faccio domande, e faccio carezze. Non sono io, in un rapporto, la parte che mi interessa.

Ioelolimpia ha detto...

"Curo le foglie, saranno forti
Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti
Ma questo è camminare alto sull'acqua e su quello che non c'è"

Certe cose, certe scelte si fanno perché sono unilaterali e solitarie, inutili e bellissime, sprecate e preziose come il surf e i fuochi d'artificio