"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

mercoledì 5 settembre 2007

Provincia Meccanica

Silvia urla, geme, spinge, il sudore le cola lungo il viso, le mani di Marco le accarezzano i capelli, la bacia sulla fronte, Silvia si calma, si calma e sorride...
Marco ha scarpe pesanti, esce dalla sala parto, corre verso sua figlia Sonia che adesso ha un fratellino.

Marco e Sonia guardano la fabbrica illuminata nella notte, Marco ha le mani in tasca, la guarda e dice: "non c'è niente di peggio che stare soli".

Inizia così Provincia Meccanica, film d'esordio di Stefano Mordini, film brutto per la critica, film emozionante per me.

Mi emozionano le storie raccontate dal basso, mi emoziona la camminata pesante di Marco, i suoi turni di notte nella fabbrica illuminata, l'alba a Venezia vista dal tetto di un autosilo, la corsa notturna di Marco che sorride illuminato dalle lanterne, la fatica di Marco nel rincorrere Silvia che se ne va.

"Io sono uno schifo senza di lei, non mi va più nemmeno di mangiare" questo è quello che Marco dice, e ancora "dicono che è lei che non mi vuole più ma io so che non è così".

Marco non lotta in fabbrica, "che stronzata gli scioperi" Marco gioca alla playstation con il figlio, non si alza mai da quel cazzo di divano, Silvia si chiude in camera e Marco non si alza, Silvia resta in silenzio e Marco aspetta che passi.
Quando Silvia se ne va Marco si alza e inizia a correre, corre, suda, non si ferma mai Marco, nemmeno quando ritrova Silvia.

Silvia adesso sa che Marco è il suo uomo.


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