"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

giovedì 24 maggio 2007

La verità di Emmanuelle Beart

Io so che non mi interessa girare film. So quello che voglio fare e so quello che sto facendo: documentari. Non so quello che farò, se lo sapessi sarei un indovino nella peggiore delle ipotesi, uno scemo e presuntuoso nella migliore. Alcuni registi iniziano girando cortometraggi per poi approdare al lungo, oppure girano documentari con l'obiettivo di dedicarsi in seguito alla fiction. Io non farò mai un film: qui divento improvvisamente scemo e presuntuoso, come cambia in fretta la vita di una persona!
Per fare un film non saprei da dove cominciare, amo il genere documentaristico e per chiarire subito di cosa sto parlando, coloro i quali pensano che i documentari siano quelli di Quark o sugli animali, beh pazienza per loro...

"Se il cinema è una macchina per vedere, il documentario è una macchina per pensare" ha detto Thierry Garrel, produttore di ARTE.
A me piace pensare, chi mi conosce dice che sono più pensiero che corpo, nel senso che il mio corpo per funzionare ha bisogno del mio pensiero: vero.
Come sia nata l'esigenza di fare documentari non me lo ricordo più. A vent'anni ho ereditato la passione di mio padre per la fotografia. Con la sua Nikon mi piaceva fare ritratti, volti di persone. Forse da qui è nata l'esigenza di conoscere meglio quei volti, quelle persone.
Oggi i miei lavori raccontano storie di persone, è così che si arriva a capire una società o il proprio Paese. La memoria collettiva ci ricorda chi siamo, ed è composta dalle nostre singole storie. La memoria collettiva è l'identità.

Fare documentari non significa riprendere la realtà così com'è. Raccontare una storia vera attraverso il documentario ti permette di interpretare, di esprimere il tuo punto di vista. Lavorare con materiale esistente, raccontare la quotidianità , ricostruire il passato, riprendere una testimonianza, hanno un valore che nessuna ricostruzione filmica può riprodurre.
Qui mi arrischio nel dire che la realtà, qualunque sia, è più bella di qualunque fantasia

E qui entra in scena Emmanuelle Beart. Ricordo ancora il suo primo provino...



Bella, come un esercito schierato in battaglia. Insolente, come Maria Antonietta. Stronza come chi usa la propria bellezza per uccidere.
E' un attrice di film. Nata 44 anni fa a St. Tropez, ha avuto una musa ispiratrice, Romy Schneider, altra dea tragica del cinema (consiglio la visione de "La Piscina", un film inutile ma con un Alain Delon e Romy Schneider seminudi da urlo).

Emmanuelle ha interpretato ruoli avvenenti e morbosi, come nel caso de "La bella scontrosa" di Jaques Rivette. Qui Emmanuelle si mostra sempre nuda... è bella ma non perfetta: in questo sta l'essenza della sua grazia. Ha fianchi leggermente larghi, non è proporzionata, non ha le gambe lunghe e affusolate, non misura 90-60-90...per questo che è vera.






L'evento. Nel 1997 viene arrestata a Parigi per aver difeso i diritti dei "sans-papiers", gli immigrati di colore entrati in Francia illegalmente. Rilasciata poche ore dopo si presenta negli studi della tv francese per un'intervista. Indossa un maglione nero largo, spettinata, struccata e accalorata per la causa: non ho mai visto soavità più bella e sensuale.

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