"C'è la bellezza e ci sono gli oppressi.
Per quanto difficile possa essere,
io vorrei essere fedele ad entrambi"
Albert Camus

mercoledì 11 aprile 2007

I silenzi degli innocenti

Piazza Fontana: 17 morti e 88 feriti
Piazza della Loggia: 8 morti e 103 feriti
Treno Italicus: 12 morti e 44 feriti
Stazione di Bologna: 85 morti
Treno rapido 904: 17 morti
Ustica: 81 morti

Si puo' morire per una malattia, per un incidente, per un regolamento di conti, si puo' morire perchè sei un delinquente, un magistrato nel mirino dei terroristi, un poliziotto, un soldato, un terrorista.
Poi si può morire per una bomba e questa per me è la morte più orrenda: non solo perchè vieni dilaniato dal metallo di cui è fatto un ordigno, dal calore infernale che sprigiona se sei in uno scompartimento di un treno mentre passa in galleria, quella morte è orrenda perchè non c'entri niente. Sei lì per fare il tuo versamento in banca, sei lì perchè te ne vuoi andare in vacanza con la tua famiglia. Sei lì, come tutti i giorni, quante volte sei passato per quella strada, per quella stazione.

220 morti perchè erano lì.

Poi ci sono i condannati: sono i sopravvissuti alle stragi, quelli che sono vivi per miracolo, magari senza un braccio o un gamba, magari con lo shock da esplosione, e le schegge nel corpo.
Ilaria Caldarelli il 3 agosto del 1974 era sul treno Italicus: aveva 14 anni.
Arriva il treno lei sale con la famiglia sulla carrozza centrale, la numero 14, per occupare uno scompartimento vuoto, il secondo. Il facchino però carica le valigie sulla carrozza numero 15, terzo scompartimento. Loro lì e i bagagli là, a Ilaria non va proprio di separarsi dalla sua borsa e brontola con la mamma, insiste che vuole spostarsi: accontentata. Pur di farla tacere la mamma chiede alla famiglia che occupa lo scompartimento dove ci sono i bagagli se è possibile fare un cambio di posto: nessun problema.
E' notte e Ilaria cerca di prendere sonno, quello da treno in cui pensi di dormire ma sei stordito dal rumore monotono dei binari, dalle oscillazioni della carrozza, dalle luci dei neon delle stazioni che corrono via. Ilaria apre e chiude gli occhi, li spalanca quando il treno fischia e ne incrocia un altro in senso opposto poi si addormenta e sogna.
Riapre gli occhi un attimo prima di vedere i vetri del finestrino esplodere, l'istinto le fa proteggere il viso con le mani e vede che sono piene di sangue.
Fumo, odore intenso di lamiera bruciata, Ilaria esce dallo scompartimento a fatica perchè la porta si è incastrata, a destra del corridoio le fiamme avvolgono il vagone 14, a sinistra un tappeto di vetri rotti. Lei esce dal treno passando da un finestrino, è fuori in un prato e fa caldo, troppo caldo. La carrozza 14 brucia, urla, lamenti, sagome umane che camminano come in un film di Romero. Ilaria vede sua madre, le corre incontro, la chiama ma lei non risponde, le prende un braccio - senso di repulsione, è molliccio, carne viva, lacerata, poi sirene, ambulanze, ospedale e la notte che non finisce mai.
I giorni successivi Ilaria legge la lista dei feriti, c'è anche lei poi legge quella dei morti, ci sono 3 componenti di quella famiglia che si era spostata nello scompartimento della carrozza 14 dove prima sedeva Ilaria: la bomba era lì.
Loro morti lei viva, per anni vive con questa immagine, non ha mai pensato nemmeno per un momento a coloro che hanno messo la bomba, loro morti... lei viva.
Ilaria è una sopravvissuta e come tale è condannata a scontare negli anni una pena ma Ilaria è innocente, se lo domanda ogni giorno eppure si sente responsabile, in colpa per essersi alzata da quel posto.



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